sabato 28 novembre 2009

La politica del Minshuto

La politica del Minshuto
di Cristiano Martorella

Le donne giapponesi alle elezioni

Un aspetto interessante delle recenti elezioni giapponesi del 30 agosto 2009 è stato rappresentato dalle candidature femminili. Lo stesso Minshuto (Partito Democratico) che ha vinto le elezioni, è stato molto attivo nel sostenere le candidate del gentil sesso. Il Minshuto ha così fornito molte delle donne elette alla Camera. Alcuni giornali giapponesi le hanno soprannominate "principesse", e l'effetto che ciò ha dato all'immagine del partito è stato sicuramente positivo. Fra le vittorie delle candidate ci sono quelle della ventottenne Fukuda Eriko, di Tanaka Mieko, della professoressa universitaria Ebata Takako, e della giornalista Aoki Ai.

Il Minshuto fra progressisti e conservatori

Ci si chiede quale sia l'effettiva posizione del Minshuto rispetto alla politica tradizionale giapponese. Una risposta parziale può essere fornita dall'analisi dei componenti eletti fra le file del Minshuto. I rappresentanti maggiormente progressisti sono costituiti da Chiba Keiko, Ministro della Giustizia, una ex dirigente socialista, e da Sengoku Yoshito, avvocato ed ex militante del Zengakuren (movimento radicale di sinistra extraparlamentare). I socialisti partecipano alla coalizione anche con Fukushima Mizuho, avvocatessa succeduta a Doi Takako alla guida del Partito Socialista nel 2001. Ci sono poi alcuni sindacalisti. Kawabata Tatsuo, Ministro dell'Istruzione, è stato ingegnere e sindacalista nel settore delle fibre sintetiche. Naoshima Masayuki è stato vicepresidente della confederazione dei sindacati dell'auto. Infine Hirano Hirofumi, ora capo segretario di gabinetto, è stato membro del direttivo sindacale alla Matsushita-Panasonic. L'esecutivo di Hatoyama ha visto anche rafforzarsi la presenza di esponenti dell'area economica di Osaka e Nagoya che è considerata la "Porta dell'Asia", nonché la zona ricchissima del Kansai. Quest'ultima sposta l'economia giapponese verso la Cina e il continente asiatico, i cui rapporti commerciali sono aumentati costantemente, indebolendo la dipendenza dagli Stati Uniti.

martedì 17 novembre 2009

Futenma

L'incontro fra Barack Obama e Hatoyama Yukio non ha portato a progressi sulla questione di Futenma. Si è soltanto concordato che una discussione per giungere all'accordo sarà portata avanti. Intanto Hatoyama fa sapere che il governo giapponese preferisce finanziare missioni di pace in Afghanistan basate sulla ricostruzione piuttosto che sul supporto logistico alle truppe americane, e contestualmente riduce drasticamente i rifornimenti di carburante fornito alle navi militari statunitensi. La questione di Okinawa è stata un tema della campagna elettorale di Hatoyama Yukio, e non riuscire a ottenere quanto richiesto sarebbe una dura sconfitta. A Futenma c'è una base militare americana, vicino alla città di Ginowan. Le esercitazioni dei militari comportano troppi rischi per i civili, e in più occasioni gli elicotteri armati sono precipitati su abitazioni civili. Sorvoliamo poi gli incresciosi avvenimenti delle violenze sessuali dei soldati americani sulle ragazze giapponesi che hanno terribilmente contribuito ad aumentare l'ostilità contro la presenza americana. La situazione si trascina da troppo tempo e incomincia a diventare insostenibile.
Cristiano Martorella

Nessuna scusa per Hiroshima

Nonostante il clima di distensione, e il premio Nobel vinto per la pace, Barack Obama non riesce a fare un passo indietro ammettendo la gravità dei bombardamenti atomici di Hiroshima e Nagasaki. Le autorità giapponesi avevano suggerito quanto fossero ritenute opportune le scuse per un atto che storicamente appare simile ad altri crimini di guerra, nell'evidenza dello sterminio di massa indifferenziato. Ma la storia è sempre scritta soprattutto dai vincitori, e ciò impedisce di far emergere i fatti piuttosto che le interpretazioni politiche. Negli Stati Uniti ancora vige una versione storica che considera i bombardamenti atomici del Giappone come necessari per evitare una strage di truppe americane in un eventuale sbarco. Questa giustificazione è falsa. I bombardamenti atomici furono un test per valutare l'effettiva potenza e la possibilità di utilizzo delle armi nucleari, e nello stesso tempo un avvertimento per la crescente potenza sovietica. Le città giapponesi furono un cinico bersaglio sacrificato in nome della ragion di stato. La giustificazione del bombardamento atomico è stata supportata per anni da una mistificazione di regime che ha sempre ridicolmente descritto i giapponesi come ostinati combattenti pronti a morire tutti pur di non arrendersi. Sappiamo invece da numerosi documenti che le autorità politiche giapponesi erano consapevoli di aver perso la guerra e cercavano semplicemente una resa dignitosa. Già il primo ministro Koiso Kuniaki era convinto nel giugno 1944 che la guerra fosse irrimediabilmente perduta. Ciò che ricercavano i giapponesi era di non perdere la faccia, e conservare un dignitoso onore anche nella sconfitta. Però le trattative per una resa non furono facilitate dagli Stati Uniti che pretesero l'umiliazione del Giappone con una resa incondizionata e l'occupazione militare del paese. Il primo ministro Suzuki Kantaro era così deciso a ottenere la resa che accettò anche le condizioni più umilianti. Il Giappone perse la sua indipendenza e ritorno un paese sovrano soltanto nel 1952. I territori del Giappone furono drasticamente ridimensionati sottraendo tutte le zone acquisite dopo il 1895, ossia all'epoca del Trattato di Shimonoseki. Anche Okinawa divenne una regione ad amministrazione fiduciaria americana, e alcune isole a nord dell'Hokkaido furono cedute all'Unione Sovietica. Il Trattato di San Francisco del 1951, e il suo rinnovo a Washington nel 1960, pose delle condizioni molto limitanti per il Giappone, e sancì una subordinazione politica del Giappone alla potenza militare americana. Gli scontri violentissimi fra manifestanti e polizia che si ebbero nel periodo della firma dei trattati furono sostenuti sia dall'estrema sinistra sia dall'estrema destra, in un clima di generale insoddisfazione della popolazione. Tutto ciò non può essere dimenticato e cancellato. Gli Stati Uniti possono e devono fare un passo indietro per vedere la storia del bombardamento atomico di Hiroshima e Nagasaki senza più usare le lenti distorcenti della politica.
Cristiano Martorella

venerdì 13 novembre 2009

Note su Hiroshima

Segnalo la pubblicazione in Italia del libro Note su Hiroshima dello scrittore Oe Kenzaburo.

Oe, Kenzaburo, Note su Hiroshima, trad. it. di Gianluca Coci, Alet, Padova, 2008, 224 pagine, 15 euro.

Il libro costituisce un originale saggio che raccoglie riflessioni, testimonianze, documenti, ed è magistralmente ordito nel filo narrativo di Oe Kenzaburo.

Cristiano Martorella

mercoledì 4 novembre 2009

Profumo di ghiaccio

Segnalo la pubblicazione di un romanzo della scrittrice Ogawa Yoko, una delle autrici più interessanti del panorama letterario giapponese.

Ogawa Yoko, Profumo di ghiaccio, Il Saggiatore, Milano, 2009.

La storia è ambientata nel mondo dei creatori di profumi, ed è un thriller avvincente che include anche rompicapi matematici.

Cristiano Martorella