giovedì 15 ottobre 2009

Le analisi di Kumazawa Banzan

Nell'antologia La mente del samurai, curata da Thomas Cleary, ci sono interessanti analisi sull'economia di Kumazawa Banzan (cfr. Thomas Cleary, La mente del samurai, Mondadori, Milano, 2009, pp.47-55).
I fermenti culturali del Giappone dell'epoca Edo (1603-1867), anche se poco celebrati e conosciuti, furono sicuramente uno stimolo alle indagini scientifiche, all'approfondimento politico e sociale, alle valutazioni delle condizioni dello sviluppo economico. Kumazawa Banzan (1619-1691) fu l'amministratore di un feudo, e si interesso perciò ai problemi dell'organizzazione delle cose pubbliche, del commercio e dell'assistenza sociale. Essendo stato allievo di Nakae Toju, fu influenzato dal pragmatismo del filosofo cinese Wang Yangming, un neoconfuciano che insisteva sull'importanza dello studio delle scienze pratiche.
Kumazawa fu fra i primi a criticare e analizzare il sistema protocapitalista del Giappone premoderno dell'era Edo. Ciò che sorprende è come Kumazawa individui le stesse cause alla base delle attuali crisi economiche che sono ancora oggi l'oggetto di roventi discussioni. Secondo Kumazawa, la politica monetaria presenta molti disguidi. Infatti, senza un controllo delle autorità governative, si assiste a un eccesso di speculazione che crea gravi sacche di povertà. Gli scambi sarebbero svantaggiosi per i cittadini comuni che non controllano il mercato gestito da pochi grandi commercianti. L'economia basata sulla moneta presenta il pericolo che si possano creare ricchezze basate sul nulla, ovvero la semplice speculazione sui tassi d'interesse.
Inoltre Kumazawa critica anche il consumismo, sentenziando sull'inutilità di un'economia basata sul commercio del superfluo. Egli ritiene che i grandi commercianti inducono gli acquirenti a comprare oggetti che non sono necessari, soltanto per favorire i propri affari e arricchirsi a danno dei cittadini comuni.
Le analisi di Kumazawa Banzan sembrerebbero uscire dalle pagine di un quotidiano contemporaneo, e tante delle sue valutazioni sembrano riaprire una discussione che non si è mai conclusa.
Cristiano Martorella