sabato 7 ottobre 2023

Nell'epoca del caos

Articolo pubblicato dalla rivista "Panorama Difesa". Cfr. Cristiano Martorella, Nell'epoca del caos, in "Panorama Difesa", n. 433, anno XLI, ottobre 2023, pp. 70-75. 


Nell'epoca del caos 

Una riflessione sulla situazione internazionale è doverosa in un contesto che riconosce l'aumento delle difficoltà nel mantenimento della sicurezza a causa di una complessità inedita. 

di Cristiano Martorella 


Da alcuni anni gli studiosi utilizzano insistentemente la parola "caos" per descrivere l'attuale condizione del mondo, che registra  una crescita preoccupante della conflittualità, una molteplicità inusuale delle crisi, e la perdita di equilibri consolidati che erano considerati fondamentali per la sicurezza e la stabilità internazionale. Lucio Caracciolo, direttore della rivista di geopolitica Limes, usa l'espressione "caoslandia" per indicare questo mondo dominato dalla confusione, dalla mancanza di regole, dal disordine, e soprattutto dalla conflittualità esasperata. Addirittura Lucio Caracciolo raffigura su una cartina geografica la condizione dei vari paesi colorati con tinte diverse secondo il grado di disordine nel quale si trovano, fornendo un'immagine immediata dell'espansione del caos. Quindi, questa tendenza è decisamente consolidata tanto da essere diventata un oggetto di studio molto accurato. Perciò è particolarmente utile anche l'elaborazione del concetto di "policrisi" che indica una molteplicità di crisi che si accumulano e amplificano l'una con l'altra. La parola è stata coniata dal filosofo e sociologo Edgar Morin negli anni '90, ed è divenuta cruciale per l'uso che ne ha fatto lo storico Adam Tooze, interpretando la confusa situazione mondiale. Secondo Adam Tooze, le crisi sono particolarmente ostiche e difficili perché interagiscono tra loro in maniera che ciascuna diventa un fattore di un'altra crisi, contribuendo ad amplificarla. Da un punto di vista teorico, ciò significa anche che non esiste una sola causa delle crisi, e quindi nemmeno una soluzione unica. Se le crisi sono molteplici, anche le soluzioni devono essere molteplici, secondo una logica che rifiuta le banali semplificazioni, e attinge piuttosto alle indagini e alle scoperte della teoria della complessità. 


Un cambiamento epocale

Gli storici e i politologi sanno molto bene che l'attuale situazione è il risultato di un cambiamento del contesto internazionale avvenuto in questi anni, e in particolare al fatto che è venuto meno il sistema di governance mondiale creato dopo la fine della Seconda guerra mondiale. Questo sistema era stato organizzato grazie alla straordinaria potenza economica degli Stati Uniti, che aveva consentito di stabilire regole e istituzioni valide in tutto il pianeta, e ciò avvenne attraverso gli accordi di Bretton Woods (stipuluati nel 1944 fra i principali paesi industrializzati, i quali concordarono un insieme di regole economiche internazionali che portarono all'istituzione del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Mondiale) e del GAAT (General Agreement on Tarifs and Trade - firmato nel 1947 per promuovere il commercio internazionale riducendo o eliminando le barriere doganali). Entrambi questi trattati furono fondamentali perché gettarono le basi dello sviluppo del libero mercato nell'ottica dell'economia capitalistica e delle democrazie liberali. Inoltre bisogna rimarcare che questi accordi furono una brillante applicazione della cooperazione e collaborazione internazionale, e sono stati un grande successo nel dopoguerra che ha portato a una prosperità mai conosciuta prima nel mondo. Questo sistema è praticamente collassato all'inizio del XXI secolo, quando i processi di globalizzazione portarono a far emergere altre potenze economiche, spesso non allineate con i valori e gli interessi dell'Occidente. Il caso più emblematico è rappresentato dalla Repubblica Popolare Cinese, che approfittando delle contraddizioni della globalizzazione, ha imposto un proprio modello economico antitetico a quello occidentale, e potenzialmente pericoloso e distruttivo. Attraverso una concorrenza sleale che ignora completamente il rispetto dei brevetti e del diritto d'autore, e soprattutto non applica nessuna legge per tutelare i diritti dei lavoratori, ha totalmente inondato i mercati occidentali con merci prodotte a basso costo, sfruttando una manodopera in condizioni semi-schiavistiche, e violando palesemente brevetti, marchi e regole sul commercio. Ciò ha comportato anche un abbassamento dei salari nei paesi occidentali, provocato da una concorrenza che insegue irrazionalmente la diminuzione dei costi di produzione a discapito dei lavoratori e della qualità. Dal punto di vista militare, l'emergere di nuove potenze ha determinato la crescita di una molteplicità di attori, sia regionali che mondiali, spesso con interessi conflittuali, e difficilmente definiti e organizzati in schieramenti precisi. Diversamente dal periodo della Guerra Fredda (1947-1991) non si può parlare di due fronti contrapposti, anche se questa retorica è ancora molto utilizzata, ma piuttosto di un multipolarismo caotico con numerose potenze con interessi diversi, a volte divergenti o addirittura in palese contrasto. In conclusione, possiamo affermare che il mondo contemporaneo è divenuto un "mondo senza centro", dove non esiste più un ordine mondiale precostituito e non c'è un unico centro decisivo, e può quindi spesso soggiacere al caos, all'imprevedibilità, e all'incomprensione. 


Equilibrio e disordine

Prima di ulteriori approfondimenti, è necessario fare chiarezza circa il contesto dell'attuale discussione, e fornire delle importanti delucidazioni che permettano di evitare le numerose confusioni ed equivoci alla base dell'incomprensione dell'argomento. Attualmente esiste un atteggiamento irrazionale che assume diverse forme, dal fatalismo rassegnato alla retorica sul declino dell'Occidente, che impediscono di assumere un comportamento serio indirizzato alla ricerca e all'indagine scientifica, lasciando invece prevalere i pregiudizi e le opinioni fallaci che non hanno nessun riscontro oggettivo nella realtà. Questa tendenza è amplificata da due fenomeni considerevoli, da una parte il prevalere nella politica e nell'opinione pubblica di sentimenti populistici, e dall'altra un'invadenza enorme e incontrollata della propaganda di potenze straniere ostili nei mass media occidentali. Chiariti questi aspetti si capisce come spesso l'informazione sia viziata e distorta secondo le varie convenienze, senza nessuna ricerca di unvalore oggettivo, e mancando totalmente di validità. L'idea, per esempio, di un declino inevitabile dell'Occidente è talmente abusata e diffusa da costituire ormai un antipatico cliché, che però manca di qualsiasi verifica, e nonostante tutto viene usata per convalidare l'impressione di una perdita irreversibile di ordine e stabilità. La realtà è tuttavia molto differente, e merita un approccio diverso, che ci liberi dal conformismo di questi stereotipi. Per comprendere la questione del disordine è indispensabile perciò interpellare la teoria della complessità, che si occupa dei sistemi complessi e caotici, permettendo di indagare più a fondo il comportamento reale dei fenomeni, non soltanto in fiscia ma anche nelle scienze sociali (e quindi anche in geopolitica). Fra i principali concetti espressi da questa teoria, c'è l'idea di modelli non-lineari composti da componenti che interagiscono gli uni con gli altri, influenzandosi a vicenda, e ciò impedisce appunto un'analisi lineare che scomponga le varie parti occupandosi di ciascuna separatamente. L'analisi viceversa deve essere olistica, e prendere in considerazione i sistemi nel loro complesso. Il secondo aspetto, che ci riguarda direttamente, è la tendenza all'auto-organizzazione dei sistemi complessi, e cioè a trovare da soli un equilibrio, grazie all'influenza degli stessi elementi che costituiscono il sistema e alle loro proprietà ordinative e limitative. Ciò significa che il caos non può espandersi in un tempo indefinito, trovando invece un limite imposto dalle stesse organizzazioni sociali che minaccia di sovvertire, e arrivando a un termine e a una saturazione. Dunque, si può affermare che i sistemi complessi tendono ad auto-organizzarsi, trovando un equilibrio, e questa tendenza può applicarsi anche alle società, che sono evidentemente sistemi complessi. 


La funzione dell'ONU

Nel contesto della caotica situazione mondiale si auspica spesso che l'ONU (Organizzazione delle Nazioni Unite) possa svolgere una funzione pacificatrice, ma quasi sempre questa speranza è vanificata a causa di molteplici fattori (come abbiamo visto in precedenza il concetto di "policrisi" spiega ciò efficacemente). L'idea di un'organizzazione sovranazionale, che possa districare le varie situazioni di conflitto, è molto antica e risale addirittura al libro Per la pace perpetua scritto dal filosofo Immanuel Kant e pubblicato nel 1795. Quest'opera suggerisce che il diritto internazionale debba essere fondato su un federalismo di Stati liberi, quindi un'organizzazione internazionale, e sostiene inoltre un "diritto cosmopolitico" che promuova la libertà di movimento e circolazione di persone e merci. Gli Stati si dovrebbero impegnare tramite un accordo a non aggredire, invadere o usare la forza contro alcun paese. Concretamente l'idea fu realizzata dal presidente statunitense Woodrow Wilson, promotore della Società delle Nazioni istituita formalmente il 28 giugno 1919, in concomitanza con il Trattato di Versailles. Fu la prima e più importante organizzazione intergovernativa, e raccolse significativi consensi, e la speranza che fungesse da baluardo contro nuovi conflitti. La proposta di Wilson intendeva incentivare un'organizzazione a salvaguardia della pace mondiale, in grado di operare diplomaticamente attraverso un miglioramento delle relazioni internazionali. Nonostante alcuni notevoli successi che portarono ad accordi e trattative, la Società delle Nazioni entrò in crisi negli anni '30 a causa dell'aggressività delle potenze dell'Asse, e in particolare con i conflitti in Manciuria (1931-1932), Etiopia (1935-1936) e Spagna (1936-1939), fino a cessare definitivamente le attività alla fine della Seconda guerra mondiale, sciogliendosi definitivamente nel 1946. Subentrò immediatamente un'altra istituzione che era nata in concomitanza con la Conferenza di San Francisco (25 aprile-26 giugno 1945), dove parteciparono ben 50 paesi, che diedero vita finalmente all'ONU (Organizzazione delle Nazioni Unite). La guida fu assunta dagli Stati Uniti, che promossero l'istituzione fin dal 1941, quando il presidente Franklin Delano Roosevelt scrisse il testo della Dichiarazione delle Nazioni Unite, insieme al primo ministro britannico Winston Churchill, costituendo così il fulcro di un'iniziativa che insieme ad altre organizzazioni avrebbe definito il mondo del dopoguerra. Purtroppo il ruolo delle Nazioni Unite venne ridimensionato dalla tensione bipolare della Guerra Fredda (1947-1991) e la sua azione fu inibita dalle rivalità fra paesi che non seguirono obiettivi condivisi, ma i singoli interessi dei governi. Soprattutto è mancato un efficace strumento militare indispensabile per applicare le decisioni politiche, perché l'assenza di proprie forze armate impedisce di attuare le risoluzioni che possono essere semplicemente ignorate. Le Nazioni Unite fanno perciò affidamento sulle truppe fornite dai paesi che cooperano insieme per il ristabilimento della pace. I casi di intervento sono stati perciò rari, con alcune notevoli eccezioni: la Guerra di Corea (1950-1953), durante la quale si costituì una forza guidata dagli Stati Uniti che ha combattuto in nome dell'ONU, la crisi di Suez (1959), l'operazione in Congo (1960-1964), e l'autorizzazione della coalizione intervenuta nella Guerra del Golfo (1990.1991). Si può dire che l'ONU abbia funzionato discretamente finché è stata guidata dagli Stai Uniti che hanno esercitato un'influenza determinante, ma a partire dal nuovo millennio, la Cina e la Russia hanno lavorato continuamente per distruggere gli equilibri esistenti, e scardinare il sistema creato da Washington. L'aspetto più grave e inquietante di questa situazione è rappresentato dalla forte penetrazione della Cina in Africa e America del Sud, con una spregiudicata politica che sfrutta ampiamente la corruzione dei paesi africani, sostenendo dittature feroci e spietate, e contrastando ogni tentativo occidentale per espandere la democrazia, avversata non soltanto ideologicamente, ma anche concretamente attraverso l'economia e l'apparato militare. Per questi motivi l'ONU è diventata estremamente instabile, rischiando di cadere anch'essa nel caos, essendo principalmente vittima della manipolazione della Cina che controllando gli Stati africani, e i loro voto nell'Assemblea Generale, può orientare molte decisioni, oppure bloccarle. 


Il ruolo decisivo della NATO

L'unica organizzazione che attualmente può incidere positivamente sulla sicurezza mondiale è la NATO (North Atlantic Treaty Organization), e ci sono dei motivi ben precisi perché ciò avvenga che è bene ricordare. Nessuna legislazione, giurisprudenza, o diritto internazionale può essere applicato senza una forza armata che lo faccia rispettare, e discettare di regole senza spiegare come si intende farle rispettare è perciò privo di senso. Il giurista Hans Kelsen affermava che una norma risulta essere valida solo se ha la capacità di esprimere una forza vincolante per coloro dei quali viene a disciplinare il comportamento. Quindi il diritto è sostanzialmente una forma di coercizione, che si esprime in una tecnica sociale consistente nell'organizzazione della forza. Dunque, appare evidente che non può esistere nessun diritto senza la presenza di una forza che lo faccia rispettare. Nella vita civile dei cittadini questa forza è rappresentata dalla Polizia, mentre nei rapporti fra nazioni sono le Forze Armate a esprimere l'autorità che impone un ordine e un rispetto delle regole. L'ONU non possiede proprie Forze Armate, e purtroppo nemmeno l'Unione Europea che fa affidamento alle capacità dei singoli Stati, e perciò l'unica organizzazione, volente o nolente, che può far rispettare il diritto internazionale è la NATO. Soltanto nell'ambito delle facoltà della NATO è possibile bloccare un'aggressione, intervenire per prestare soccorso, respingere un'invasione, e non esistono altre organizzazioni internazionali che abbiano simili poteri. Forse ciò non è ben chiaro all'opinione pubblica occidentale, ma al contrario è stato compreso perfettamente dalle classi dirigenti di Russia e Cina, le quali dimostrano un'eccezionale ostilità nei confronti della NATO, e non perdono mai occasione per insultarla e imputarle colpe assurde, attribuendole la responsabilità di creare conflitti e disordini. In realtà è vero il contrario, perché la NATO agisce per ristabilire la stabilità e riportare l'ordine proprio lì dove è stato sovvertito. Invece, Russia e Cina pretendono di imporre un "nuovo ordine mondiale", ma per farlo devono innanzitutto distruggere l'ordine già esistente creato dagli Stati Uniti e i loro alleati. Per rispondere ai cambiamenti epocali che stanno sconvolgendo il mondo, la NATO è costretta a rivedere e modificare la sua tradizionale strategia, ormai inadeguata alle diverse minacce incombenti sempre in aumento. In tal senso il summit della NATO a Vilnius (11-12 luglio 2023) è stato fondamentale per ridefinire obiettivi, strategie e visione dei problemi, e non c'è dubbio che tali questioni meritino un doveroso approfondimento per capirne l'importanza. Inannzitutto c'è un diverso approccio ai problemi, perché si considera la sfida portata avanti dalla Russia come coesa e collegata alla volontà della Cina di sovvertire l'ordine internazionale, istituire una nuova leadership mondiale, e ridefinire anche il controllo dei territori riscrivendo la geografia politica dei paesi. Una prospettiva inquietante per chi subirebbe i danni certi provocati dalla creazione di questo "nuovo ordine mondiale", che in realtà è soltanto un disordine e un caos inedito senza precedenti. La NATO si pone perciò come argine all'incontenibile smania di potere dei regimi autoritari che sarebbero disposti perfino a distruggere il mondo pur di imporre con la forza la loro volontà. Come spiegava il filosofo Friedrich Nietzsche in Ecce homo, la volontà di potenza è una volontà che vuole sé stessa anche a costo di annientarsi, "poiché l'uomo prefersice ancora il nulla piuttosto che non volere". Ed è ciò che ci fa comprendere il vero motivo per il quale il caos sta aumentando sempre di più. 


La NATO globale

Per rispondere adeguatamente a questo nuovo tipo di minaccia che è globale, si intende replicare con alleanze anch'esse di tipo globale che superano l'impostazione tradizionale  del Patto Atlantico, concepito essenzialmente come coalizione di paesi occidentali fra l'Europa e il Nord America, mentre adesso l'attenzione si è spostata con un focus sull'Indo-Pacifico, e quindi deve necessariamente coinvolgere attori in Asia e Oceania. Principalmente si guarda con attenzione alle alleanze già formate, come l'AUKUS (Australia, United Kingdom, United States Security Treaty) che unisce con un patto di sicurezza trilaterale i tre paesi, dei quali due sono già membri della NATO. Poi si prende in considerazione il cosiddetto Quad, ufficialmente definito come Quadrilateral Security Dialogue, che unisce Australia, India, Giappone e Stati Uniti in un'alleanza informale nata per contrastare l'espansionismo cinese. Un'altra iniziativa da considerare attentamente è il Free and Open Indo-Pacific (FOIP) che si pone come baluardo per un'Asia libera, sicura e stabile, che non sia condizionata dalle ingerenze e minacce della Cina, divenuta ormai un pericolo tangibile per tutti i paesi della regione. Infine sono importantissimi, per la loro forza e solidità, sia il Trattato di mutua cooperazione e sicurezza fra Stati Uniti e Giappone, sia il Trattato di mutua difesa con la Corea del Sud, che stabiliscono una presenza militare americana in questi due paesi di straordinaria rilevanza, e decisamente senza paragoni se si considera inoltre la potenza industriale e lo sviluppo tecnologico di entrambi, e il supporto insostituibile che possono fornire. I paesi asiatici quindi possono essere partner della NATO sia direttamente, attraverso accordi di cooperazione e partecipazione alle riunioni degli organi amministrativi, sia indirettamente attraverso le alleanze incrociate strette fra i membri del Patto Atlantico e le nazioni della regione dell'Indo-Pacifico, e in quest'ultimo caso sono in vigore e attuazione anche gli accordi di mutua difesa e lo svolgimento di esercitazioni congiunte. Dunque la NATO è proiettata ad assumere un ruolo globale per contrastare il blocco comune costituito da Russia e Cina, le quali non nascondono più la loro intesa finalizzata al dissolvimento dell'ordine mondiale creato dall'Occidente, e hanno assunto un atteggiamento estremamente aggressivo che peggiora continuamente. Dinanzi a questa condizione caotica è necessario ragionare in termini capaci di considerare il disordine, e reagire adeguatamente rifiutando il fatalismo lassista, cercando al contrario di elaborare una teoria della complessità che possa essere adattata a questo contesto.