giovedì 17 agosto 2023

La difesa A2/AD del Giappone

Articolo pubblicato dalla rivista "Panorama Difesa". 

Cfr. Cristiano Martorella, La difesa A2/AD del Giappone, in "Panorama Difesa", n. 358, anno XXXIV, dicembre 2016, pp. 42-47. 




La difesa A2/AD del Giappone 

Il sistema di difesa contro le intrusioni di forze militari ostili si sta rafforzando costantemente, e le isole meridionali giapponesi stanno diventando il teatro di un confronto epocale fra la potenza emergente cinese e i suoi rivali, costituendo l'ostacolo più arduo. 

di Cristiano Martorella 


Le isole meridionali del Giappone, con l'arcipelago delle Ryukyu, rappresentano nella strategia militare la prima catena di isole che bloccano l'espansione della Cina. Nei piani di Pechino si prevede infatti una poderosa e ambiziosa occupazione di numerose isole dell'Oceano Pacifico per creare la cosiddetta "collana di perle" costituita da una serie di basi militari fortemente difese. Questo progetto è chiamato anche con il termine tecnico A2/AD (Anti-Access/Area Denial), ovvero "contro l'accesso e per la preclusione di un'area", e rappresenta il punto cruciale della geopolitica e strategia cinese. A partire dal 2012 le autorità militari cinesi hanno cominciato a dichiarare esplicitamente la possibilità di occupare parte dell'arcipelago delle Ryukyu, con il pretesto del "regolamento di conti" per il possesso di cinque piccole isole, le Senkaku, che si troverebbero più vicine al continente (e perciò reclamate nonostante non siano mai state abitate da un cinese). Queste rivendicazioni territoriali acquistano un significato soltanto alla luce della comprensione degli ambiziosi progetti militari di Pechino. 

Paradossalmente la pressione militare sulle isole meridionali del Giappone ha provocato una reazione che sta conducendo alla costruzione, non preventivata e immaginata, di una A2/AD equivalente e speculare. La quantità di batterie di missili (in costante aumento) disposte su queste isole ci consente di parlare con cognizione di termini di una difesa anti-intrusione giapponese. 


Le batterie di missili 

Un probabile attacco cinese potrebbe seguire le direttive della cosiddetta "strategia shashoujian" (mazza dell'assassino) con un massiccio bombardamento di missili balistici. Tuttavia molte isole dell'arcipalago delle Ryukyu sono dotate di batterie di missili antibalistici Patriot PAC-3.  Le batterie di PAC-3 sono state disposte nelle isole di Ishigaki e Miyako, e nell'isola di Okinawa a Naha e Nanjo. 

Se i cinesi volessero invadere la zona con una vasta operazione anfibia, le navi sarebbero il bersaglio delle difese costiere composte dai missili antinave Type 88 SSM-1. Le batterie mobili di missili Type 88 sono state sperimentate nelle isole di Miyako e Amami Oshima, e ovviamente impiegate anche a Naha sull'isola di Okinawa. Queste difese saranno rafforzate in un prossimo futuro, come programmato da tempo, attraverso installazioni permanenti.  

Le richieste per il budget della difesa dell'anno fiscale 2017 prevedono l'upgrade dei missili antinave e antibalistici, e soprattutto l'installazione di missili a medio raggio superficie-aria Type 03 sulle isole di Miyako e Ishigaki. I missili Type 03 hanno elevate capacità che permettono l'intercettazione di missili supersonici e aerei da combattimento. Inoltre gli aggiornamenti prevedono l'integrazione dei missili Type 88, già in servizio, con i più prestanti Type 12. Invece è ancora in fase di valutazione lo schieramento di missili a corto raggio Type 96 Multi-Purpose Missile System (MPMS) capaci di colpire bersagli diversi come navi, elicotteri e carri armati. 

I missili antinave Type 88 sono stati testati in una esercitazione sull'isola di Miyako, il 6 novembre 2013, durante un lancio di prova che ha mostrato le capacità giapponesi di interdire l'area alle unità navali nemiche. 


Le stazioni radar 

In questo contesto sono molto importanti le postazioni di sorveglianza e controllo, con un ruolo determinante per i radar. Infatti radar mobili sono stati dispiegati dalla Forza di Autodifesa Terrestre (Japan Ground Self-Defense Force) nelle isole di Yonaguni, Miyako, Ishigaki e Iriomotejima. 

Il 28 marzo 2016 è stata inaugurata una nuova fondamentale base militare a Yonaguni, l'isola più remota del Giappone, dotata di una stazione radar permanente presidiata da 160 uomini fra truppe e personale tecnico. Questo potente radar estende di 200 miglia (circa 320 km) le capacità di sorveglianza marittima e aerea. 

Gli impianti radar più grandi ed efficienti si trovano nelle basi militari dell'Aeronautica (Japan Air Self Defense Force) a Okinoerabujima, Kumejima, Yozadake e Miyako. La base di Okinoerabujima ospita un radar J/FPS-7, a Kumejima c'è un radar J/FPS-4, a Yozadake sull'isola di Okinawa è installato un J/FPS-5C, e infine nella base di Miyako, nell'omonima isola, c'è un radar J/FPS-7. 

Il dispositivo di controllo radar impiegato nelle isole meridionali giapponesi è quindi molto esteso e potente, e costituisce un formidabile ostacolo che impedisce l'effetto sorpresa di un attacco. 


I sistemi d'arma 

La Forza di Autodifesa Terrestre del Giappone (in giapponese Nihon rikujo jieitai) possiede una panoplia di missili davvero impressionante, e merita perciò una analisi dei sistemi più dettagliata. 

Il missile superficie-nave Type 88 SSM-1 è uno sviluppo all'interno di una famiglia di missili che partendo dal Type 80 ASM-1 impiegato dagli aerei, è giunto all'evoluzione nel Type 90 SSM-1B utilizzato dalle unità navali. Il Type 88 è appunto il missile antinave nella versione impiegata dalle forze terrestri su un autocarro capace di caricare 6 lanciatori. Prodotto da Mitsubishi Heavy Industries, il Type 88 è in servizio dal 1988 (come ricorda appunto la sua sigla). Ha una lunghezza di 5 metri, un diametro di 35 cm, e un peso complessivo di 660 kg, e possiede una testata di esplosivo di 225 kg. Viene propulso da un turbogetto Mitsubishi TJM2 che gli permette una velocità massima di 1150 km/h e un raggio d'azione intorno a 150-180 km. Il lancio è favorito da razzi booster. Dopo il volo a guida inerziale interviene la guida terminale del missile che è fornita da un radar interno. 

I missili Type 88 armano 6 Reggimenti Missili Superficie-Nave (Chitaikan misairu rentai), ciascuno dotato di 2-3 autocarri che possono trasportare, come detto in precedenza, fino a 6 missili. 

Cercando di ottenere un missile con migliori prestazioni, Mitsubishi ha sviluppato il Type 12, che pur avendo le stesse dimensioni, e un peso di 700 kg, garantisce un'autonomia superiore con un raggio d'azione di 200 km. Il missile Type 12 è collegato tramite network ad altre piattaforme che possono guidarne la traiettoria durante il volo di crociera, mentre la guida terminale è affidata a un radar. Nel 2016 il Type 12 è entrato in servizio col Quinto Reggimento Missili Superficie-Nave (Daigo chitaikan misairu rentai) di Kumamoto sull'isola di Kyushu nel sud del Giappone. 

Il Type 96 Multi-Purpose Missile System (MPMS) è un missile a corto raggio prodotto da Kawasaki, entrato in servizio nel 1996 nella Forza di Autodifesa Terrestre (JGSDF). Il Type 96 pesa 60 kg, ha un diametro di 16 cm, e una lunghezza di 2 metri. La propulsione è fornita da un razzo a combustibile solido che garantisce un raggio d'azione di oltre 10 km. Il sistema di guida utilizza una telecamera a infrarossi che trasmette via cavo l'immagine a un operatore sull'autoveicolo lanciatore, una camionetta Kokidosha. Questo missile è molto versatile con un impiego flessibile che permette di colpire bersagli terrestri, aerei e in mare, in particolare carri armati, elicotteri, navi da sbarco, veicoli anfibi e hovercraft. Insomma, il missile è in grado di abbattere ogni mezzo impiegato in un assalto anfibio, e la testata esplosiva è anche idonea per colpire e distruggere dall'alto i carri armati, compresi i tank pesanti più protetti. 

Il Mitsubishi Type 03 Chu-SAM è un missile superficie-aria a medio raggio. Ha una lunghezza di 4,9 metri, un diametro di 32 cm e un peso di 570 kg, con una testata esplosiva di 73 kg. Il missile raggiunge la velocità di Mach 2,5 operando in un raggio d'azione di 50 km. Il sistema di guida utilizza un radar a scansione elettronica che permette di seguire contemporaneamente 100 bersagli e di colpirne 12 allo stesso tempo. Le elevate capacità del Type 03 consentono l'intercettazione di missili supersonici e di aerei da combattimento, fornendo un elevato grado di protezione. 

Il Raytheon MIM-104F Patriot PAC-3 è il noto missile antibalistico americano in servizio anche in Giappone nei 6 Air Defense Missile Groups e in un Air Defense Missile Training Unit controllati dall'Aeronautica (Japan Self Defense Force). Il missile è lungo 5,8 metri, ha un diametro di 41 cm, e pesa 700 kg, con una testata di 90 kg. La propulsione è affidata a un razzo a combustibile solido che fornisce una velocità di Mach 4 e un raggio d'azione di 20 km. Le capacità del PAC-3 sono state sperimentate e l'affidabilità del sistema è ampiamente riconosciuta. 

Nel 2016 il Ministero della Difesa ha annunciato un importante upgrade del sistema, con un miglioramento di radar, missili e lanciatori, che dovrebbe permettere un aumento del raggio d'azione fino a 30 km, e superiori capacità nel tracciamento dei bersagli. Questo aggiornamento è chiamato Missile Segment Enhancement (MSE), ed è sicuramente un ulteriore significativo potenziamento delle difese giapponesi. 


Le altre forze convenzionali 

Una valida difesa A2/AD si basa soprattutto su una risposta immediata fornita da una adeguata protezione missilistica, formata da batterie di missili collegate a impianti radar pronti a scoprire rapidamente ogni tentativo di intrusione. Però esistono anche altre forze convenzionali che garantiscono un discreto potere di dissuasione, anche più facilmente gestibile e soprattutto flessibile. Queste forze sono rappresentate da aerei e navi che possono, attraverso una tipologia di mezzi diversi, essere impiegati in compiti e ruoli molto differenti e specifici. 

Il governo giapponese ha perciò provveduto al rafforzamento della presenza di caccia intercettori nelle Ryukyu creando il nuovo 9th Air Wing formato dall'unificazione del 204th Tactical Fighter Squadron a Naha con il 304th Tactical Fighter Squadron proveniente da Tsuiki. La creazione del 9th Air Wing è avvenuta il 31 gennaio 2016, e ha praticamente raddoppiato il numero di caccia McDonnell Douglas F-15J nella base di Naha sull'isola di Okinawa, arrivando a 40 aerei intercettori. Ciò faciliterà le operazioni di scramble dei sempre più numerosi aerei cinesi intenti in pericolose provocazioni con azioni spericolate e temerarie. 

I caccia F-15J sono anche sottoposti a un'impegnativo programma di aggiornamento, seppure lento e graduale, che dovrebbe portarli allo standard F-15J Kai (in giapponese kai significa modificato). Fra le novità dell'aggiornamento degli F-15J Kai spicca il sensore IRST (Infra-Red Search and Track) posto sulla parte superiore del muso dell'aereo davanti all'abitacolo, e un ulteriore equipaggiamento di ECM (Electronic Countermeasure). Inoltre gli F-15J Kai hanno ricevuto l'implementazione di missili aria-aria più potenti di produzione locale: i Mitsubishi AAM-4B e AAM-5. L'AAM-4B è stato il primo missile aria-aria dotato di radar AESA (Active Electronically Scanned Array) e può vantare eccezionali capacità fra cui un raggio d'azione di 120 km e una velocità massima di Mach 5. L'AAM-5 è un missile a corto raggio con guida infrarossa, molto agile e manovrabile grazie alla spinta vettoriale, dotato di un raggio d'azione di 35 km e velocità di Mach 3. L'AAM-5 ha la possibilità di agganciare un bersaglio anche dopo il lancio attraverso la modalità LOAL (Lock On After Launch). 

Un altro importante aereo, molto utile nei compiti di sorveglianza della A2/AD del Giappone, è il Northrop Grumman E-2D Advanced Hawkeye. Questo velivolo, ordinato nel novembre 2015 in quattro esemplari, ha caratteristiche formidabili grazie al nuovo radar APY-9 che unisce la scansione elettronica alla rotazione meccanica nel radome. L'APY-9 è anche in grado di individuare i caccia stealth, compresi i cinesi Chengdu J-20 e Shenyang J-31, e inoltre, grazie al sistema Cooperative Engagement Capability (CEC), l'Advanced Hawkeye può guidare missili lanciati da altre piattaforme, come navi e aerei da combattimento, fino a colpire i bersagli designati. 

Anche la Marina (Japan Maritime Self-Defense Force) si sta adeguando a queste innovazioni realizzando nuove unità fra cui spiccano i cacciatorpediniere lanciamissili del programma 27DDG, evoluzione della classe Atago, e i cacciatorpediniere 25DD, derivati dalla classe Akizuki. Queste navi saranno dotate di nuovi sensori e apparecchiature elettroniche allo stato dell'arte, e in particolare i cacciatorpediniere 27DDG avranno l'integrazione del sistema Cooperative Engagement Capability, di cui si è detto in precedenza. 


L'importanza della geografia 

Quando i media citano la disputa territoriale per le isole Senkaku, accennano in maniera superficiale la loro posizione, omettendo importanti informazioni geografiche che sono determinanti dal punto di vista operativo dei militari. 

Innanzitutto, nonostante le pretese dei cinesi che sostengono l'appartenenza di questi isolotti alla Repubblica Popolare Cinese, la distanza dal continente è enorme, ben 330 km. Al contrario, le Senkaku sono vicinissime alle altre isole giapponesi, e ciò favorisce non soltanto le tesi giapponesi sulla loro sovranità, ma soprattutto la loro difesa. Ishigaki è l'isola giapponese più vicina, distando soltanto 160 km in media dalle Senkaku, con una superficie di 229 chilometri quadrati e circa 47.000 abitanti, ed è dotata di un aeroporto civile. Accanto a Ishigaki ci sono le isole Taketomi, Tarama e Iriomote. Questo arcipelago di isole è chiamato Yaeyama, e fa parte delle isole Sakishima che costituisce un insieme di isole densamente abitate e dotate di avanzate infrastrutture fra cui porti e aeroporti. 

Invece le Senkaku sono composte da cinque isolotti e tre scogli attualmente disabitati, dalla conformazione scarsamente idonea alla presenza umana, con rilievi che ostacolano l'atterraggio di elicotteri e l'attracco di navi. Queste isole si chiamano Uotsuri, Kuba, Kita Kojima, Minami Kojima e Taisho. La più grande è Uotsuri che misura 4 chilometri quadrati, ed è seguita da Kuba che si estende per appena un chilometro quadrato. 

Qualsiasi tentativo di occupazione si presenta quindi disagevole e pieno di rischi, e richiederebbe non soltanto l'uso di una quantità notevole di mezzi, ma anche l'impiego di una enorme forza aeronavale necessaria per difenderli. Ovviamente ciò esporrebbe le forze di occupazione a un decisivo contrattacco che potrebbe risultare devastante. Si consideri che l'isola di Ishigaki, che dista solo 160 km dalle Senkaku, offre un aeroporto civile pienamente funzionante con una pista di 2.000 metri. Durante la Seconda guerra mondiale il vecchio aeroporto fu intensamente utilizzato per il decollo degli aerei destinati all'attacco contro le navi americane nella battaglia di Okinawa. Un'altra isola, considerata utile dalle autorità militari, è Shimoji. Quest'isola ha una pista asfaltata di 3.000 metri ideale per caccia intercettori e bombardieri. Per queste ragioni l'aeroporto ha già una "shadow designation" come Shimoji Air Base. 


La politica delle frontiere 

La realizzazione di una A2/AD giapponese, e soprattutto della più nota ed estesa A2/AD cinese, è un aspetto di una questione che non ha soltanto valenze militari, ma comporta implicazioni politiche, e perfino filosofiche. 

L'attuale assetto mondiale, come è evidente, si configura come multipolare, con il pianeta diviso, e a volte conteso, fra potenze grandi e medie. Ciò comporta che le frontiere siano zone di attrito nelle quali si manifestano le tensioni politiche e militari, con il confronto e lo scontro di modelli differenti. Le conseguenze di ciò riguardano anche la cosiddetta globalizzazione, il processo di abbattimento delle barriere e frontiere fra le nazioni, che all'inizio del terzo millennio si riteneva inarrestabile e inevitabile. In realtà, come molti studiosi hanno indicato, questo processo non si è soltanto arrestato, ma sta regredendo vedendo la rinascita dei vecchi confini, dei controlli, delle limitazioni alla libertà di movimento e circolazione di persone e merci. La difesa con le armi dei confini è un fenomeno parossistico che si inserisce perfettamente in questa tendenza. 

In conclusione, l'esistenza della A2/AD è la più clamorosa (perché evidenziata dall'utilizzo delle armi) dimostrazione del processo di deglobalizzazione in atto.

Il Giappone sta rispondendo alla pressione cinese non soltanto con il dispositivo militare della A2/AD, ma anche con la rinascita culturale del nazionalismo (anche in quegli aspetti pop tanto esaltati da una certa critica). Forse è proprio ciò che la Cina teme più delle batterie di missili nemiche perché la coesione sociale di una nazione può essere più impenetrabile di un sistema di difesa costituito soltanto da armi. 

Se il fenomeno della deglobalizzazione coinvolge anche l'adesione a una visione del mondo, una risposta efficace può essere fornita in modo particolare a livello culturale. La condivisione di valori comuni, usanze e costumi, permette di coltivare uno spirito unitario nazionale che è la risposta più potente e reattiva alle forze disgregatrici del disordine mondiale. Non si può perciò considerare il nazionalismo soltanto come una forza negativa, ma bisogna comprendere come sia anche un elemento di coesione indispensabile. Ciò che minaccia la stabilità mondiale è la mancanza di un equilibrio nell'attuale contesto multipolare, e questo avviene a causa dell'estrema confusione e del disordine sistemico ormai cronici.