mercoledì 9 agosto 2023

La nuova strategia offensiva del Giappone

Articolo pubblicato dalla rivista "Panorama Difesa". Cfr. Cristiano Martorella, La nuova strategia offensiva del Giappone, in "Panorama Difesa", n. 402, anno XXXVIII, dicembre 2020, pp.48-59.  



La nuova strategia offensiva del Giappone

Il paese del Sol Levante ha deciso di cambiare strategia, e con un'ulteriore accelerazione dei programmi di riarmo intende superare definitivamente i limiti che si era imposto e ogni velleità pacifista.  

di Cristiano Martorella 


La decisione di annullare l'installazione del sistema antimissile Aegis Ashore nelle basi di Shinya ad Akita e Mutsumi a Yamaguchi, avvenuta il 15 giugno 2020, ha innescato un vivace dibattito sul tema della difesa in Giappone. Il pretesto formale della cancellazione del programma sarebbe imputabile ai rischi della caduta del booster del missile sugli edifici dei civili, ma ciò riguarderebbe soltanto la base di Yamaguchi, mentre quella di Akita, posta a poche centinaia di metri dal mare, non comporterebbe alcun pericolo. In secondo luogo sono stati criticati anche gli elevati costi del programma, d'altronde già noti e inferiori rispetto ad altre soluzioni. Entrambe le motivazioni sono decisamente futili e incongruenti, e hanno perciò provocato alcuni dissensi e malumori nei confronti dell'ex ministro della Difesa Taro Kono, responsabile della decisione presa senza un'adeguata consultazione delle parti coinvolte, ma è anche evidente che questi pretesti nascondano ragioni ben più importanti. In realtà fra le critiche più serrate rivolte all'Aegis Ashore ci sono state quelle di alcuni esperti militari  che ritenevano gli impianti antimissile insufficienti per le esigenze del Giappone. Ciò a cui si pensava era in verità un tipo diverso di attacco, di dimensioni molto più grandi, che prevede l'impiego massiccio di missili per la saturazione delle difese giapponesi. Ovviamente questo tipo di attacco non può provenire dalla Corea del Nord, per cui era stato scelto l'Aegis Ashore, bensì dalla Repubblica Popolare Cinese. Ciò non può essere dichiarato esplicitamente dai politici giapponesi, per ragioni diplomatiche, e quindi si capisce molto bene la reticenza, l'imbarazzo e gli equivoci che si sono creati. 


L'attacco alla base nemica

La cancellazione del programma antimissile basato sull'Aegis Ashore è coincisa con la ripresa della discussione, questa volta molto più intensa, sul cosiddetto "attacco alla base nemica", tanto che molti commentatori hanno sospettato che si trattasse di un tentativo per approfittare dell'occasione in modo da accelerare i progetti di riarmo del Giappone con armi molto più offensive (come missili cruise, missili balistici, e armi ipersoniche). Questo sospetto non è affatto infondato, e sembra trovare molte conferme dalle affermazioni di molti politici che sostengono l'adozione di questa nuova strategia della difesa nipponica. Ma vediamo innanzitutto nei particolari in cosa consisterebbe, e come è nata ed evoluta storicamente questa strategia. Con le espressioni "attacco alla base nemica" (teki kichi kogeki) e "attacco all'origine" (sakugenchi kogeki) si intende una interpretazione del principio di autodifesa che è in discussione fin dall'immediato dopoguerra. Il concetto ribadisce il diritto del Giappone di difendersi da un attacco nemico colpendo l'origine di questo attacco, ossia la base nemica, anche se in territorio straniero. Già nel 1956 il primo ministro Ichiro Hatoyama aveva dichiarato questo concetto con parole decise ed estremamente chiare: "Quando viene commessa una violazione della legge internazionale, e viene compiuto un attacco o un bombardamento sulla nostra terra, secondo alcuni dovremmo sederci e attendere la distruzione. Non penso che sia possibile. In tali casi bisogna adottare le misure necessarie per prevenire questi attacchi. E se non esistono altri mezzi per difendersi da tali attacchi nemici, credo che sia legalmente incluso nell'ambito dell'autodifesa colpire le basi da cui partano questi attacchi. Non penso che la Costituzione preveda che restiamo fermi in attesa della nostra distruzione". Ciò mostra inequivocabilmente come la discussione sul "teki kichi kogeki" (attacco alla base nemica) risalga addirittura al 1956, quando il primo ministro Ichiro Hatoyama assunse questa posizione al riguardo della difesa, ma l'evoluzione del concetto è anche direttamente collegata alle capacità d'attacco del Giappone, e molti esperti ne parlano appunto in relazione a queste potenzialità. Comunque, uno sviluppo politico significativo avvenne nel luglio 2006, quando Taro Aso, ministro degli Esteri del governo Koizumi, dopo i ripetuti test missilistici nordcoreani dichiarò che se fosse stato necessario il Giappone avrebbe potuto condurre una attacco preventivo contro la Corea del Nord. L'affermazione, che in quel periodo sembrò dirompente, divenne poi una pietra miliare della politica giapponese, fornendo una visione più ampia del principio di autodifesa. Non soltanto il Giappone considerava legittimo un "attacco alla base nemica", ma valutava anche l'opportunità di un "attacco preventivo" (preemptive attack). Secondo il politologo Narushige Michishita, già nel 1956 le dichiarazioni del primo ministro Ichiro Hatoyama indicavano implicitamente la possibilità di un attacco preventivo come opzione possibile. Anche giuristi e legali hanno confermato la validità di questa interpretazione del principio di autodifesa, e quindi davanti all'evidenza di un imminente attacco nemico, il Giappone è legittimato a rispondere a tale minaccia sopprimendo all'origine il pericolo. Chiarito l'aspetto legale, in anni recenti l'attenzione si è spostata sulla credibilità di poter realizzare simili attacchi, e quindi sulle capacità di strike delle Forze di Autodifesa (Jieitai). Ciò che il Giappone vuole realizzare è un deterrente che scoraggi gli avversari intenzionati a forzare la situazione per trarre vantaggi attraverso l'utilizzo dello strumento militare. Però non si può nemmeno negare che questo sia certamente un argomento molto serio e delicato, ed è perciò trattato con accortezza e preoccupazione a causa delle numerose implicazioni. 


I missili cruise

Per potenziare le proprie capacità di strike, il Giappone ha predisposto diversi programmi, e il primo riguarderebbe l'acquisizione di missili cruise. In questo ambito si intende rafforzare innanzitutto la consistente flotta di aerei da caccia (con più di 330 velivoli), aumentandone la loro letalità attraverso l'integrazione di nuove armi, come appunto i missili da crociera. In tal senso questo programma è già in uno stadio avanzato di realizzazione, grazie all'acquisto e all'entrata in servizio dei Lockheed Martin F-35A (a cui si aggiungeranno a breve anche gli F-35B STOVL), con i quali sono stati organizzati i primi due reparti, il 301st e 302nd Tactical Fighter Squadron presso la base aerea di Misawa. Infatti, il Giappone ha anche acquistato da Kongsberg i missili JSM (Joint Strike Missile), che saranno consegnati e operativi entro il 2022. Il Joint Strike Missile è stato sviluppato appositamente per il caccia F-35, e può essere trasportato nella stiva che ne può ospitare due esemplari. Nel profilo di volo "furtivo" a bassa quota, secondo una configurazione low-low-low, può percorrere fino a 280 km, ma nel profilo di volo hi-hi-low, ossia lanciato ad alta quota, invece può raggiugnere fino a 560 km, dimostrandosi un valido missile cruise. Fra le caratteristiche notevoli del JSM c'è il suo design stealth che ne riduce sensibilmente la traccia radar, e ciò insieme al profilo di volo a bassissima quota lo rende un'arma estremamente insidiosa e micidiale. Un altro asset su cui si sta lavorando è l'F-15J, che verrà aggiornato allo standard JSI (Japanese Super Interceptor), ed è stato annunciato che l'inizio di questo upgrade avverrà nel 2022, con i primi due F-15 JSI consegnati entro luglio 2023. Gli F-15 JSI saranno dotati di radar APG-82(V)1 che possiede elevate capacità aria-terra, permettendo di discriminare facilmente i bersagli terrestri oppure in mare. Così sarà possibile integrare su questo caccia anche un più ampio armamento aria-terra, attualmente limitato alle bombe Mk 82 da 227 kg. In tal senso sono previsti programmi per acquistare dagli Stati Uniti almeno due tipi di missili cruise per armare gli F-15 JSI. Si tratta degli AGM-158B JASSM-ER (Joint Air-to-Surface Standoff Missile - Extended Range) e AGM-158C LRASM (Long Range Anti-Ship Missile). L'AGM-158B è un missile cruise con un design stealth, capace di raggiungere circa 1.000 km, mentre l'AGM-158C è una versione antinave con un raggio d'azione di 560 km. Entrambi i missili possono essere integrati anche con gli F-35, oltre che a poter essere impiegati dagli F-15, che sono però avvantaggiati da una maggiore autonomia. 


Le armi ipersoniche 

Recentemente il Ministero della Difesa (Boeisho) ha reso noto lo sviluppo di alcune armi ipersoniche a cui lavorava segretamente da tempo, e ciò ha suscitato un certo scalpore perché si ignoravano completamente questi progetti così ambiziosi. Infatti,  l'ATLA (Acquisition, Technology & Logistic Agency), l'agenzia del Ministero della Difesa che si occupa di acquisizioni e sviluppo tecnologico, ha comunicato ufficialmente che gli ingegneri nipponci sono al lavoro per la realizzazione di due modelli di missili ipersonici, chiamati rispettivamente Hypersonic Cruise Missile (HCM) e Hyper Velocity Gliding Projectile (HVGP). L'HCM è simile a un missile tradizionale, ma è dotato di propulsione basata su uno scramjet che permette elevate velocità ipersoniche e una gittata a lungo raggio superiore a 1.000 km. Invece, l'HVGP è fornito di un motore a razzo a combustibile solido, che poi si separa sganciandolo ad alta quota, e possiede sistemi di controllo basati su propulsori di manovra e una piccola deriva. Entrambe le armi potranno utilizzare due modelli di testate: una variante antinave chiamata Sea Buster, composta da due stadi di detonazione (carica cava anti-corazza e carica perforante principale), e una testata del tipo penetrante multipla o Multiple Explosively Formed Penetrator (MEFP), ad alta densità, costituita da una carica sagomata formata da proiettili autoforgianti che al momento dell'esplosione creano uno sciame di frammenti che colpiscono diversi obiettivi. Si prevede che i prototipi saranno realizzati fra il 2024 e 2028, così che questi missili possano entrerare in servizio nel 2030.    

Dal missile cruise HCM sarà sviluppata una versione lanciata da un veicolo terrestre, ma è possibile che sia realizzata anche una versione aviolanciabile. Tuttavia grande importanza viene data appunto ai lanciatori mobili o TEL (Transporter Erector Launcher), che garamtiscono la mobilità, il trasporto e l'elusività dei missili, che risultano così un difficile bersaglio da rintracciare e colpire. In proposito, la JGSDF (Japan Ground Self-Defense Force) dispone già di un ottimo veicolo, il Mitsubishi Omosowa, utilizzato come TEL per i missili Type 12 SSM e Type 03 Chu-SAM. Il carro Mitsubishi Omosowa, noto anche come Jusorin sharyo (autocarro pesante), è stato ricavato dal carro recupero della JGSDF chiamato Jusorin kaishusha. Quest'ultimo è un veicolo ottenuto dalla collaborazione fra Mitsubishi e Kato Works, ed è derivato a sua volta dal carro gru Kato Works KA-900 All Terrain Crane. L'Omosowa è lungo 11 m e largo 2,5 m, pesa 24,8 t, e può trasportare un carico di 15 t.  Ha una trazione integrale 8x8 che permette una eccezionale mobilità, potendo raggiungere una velocità massima di 100 km/h, ed è straordinariamente agile nonostante la sua mole. 

Per quanto riguarda la disposizione di queste nuove armi, i missili cruise ipersonici saranno molto probabilmente schierati nelle numerose basi presenti nelle isole dell'arcipelago delle Ryukyu, come appunto Okinawa, Amami Oshima, Miyako, Ishigaki e Yonaguni, particolarmente vicine alla Cina, e più a nord, nella parte settentrionale di Honshu e nell'Hokkaido, do ve possono colpire più facilmente la Corea del Nord. 


Altre armi per lo scudo antimissile 

Prima che fosse annunciata la decisione di annullare l'installazione del sistema Aegis Ashore, alcuni esperti militari giapponesi, fra cui spiccano Shinichi Kiyotani e Kazuhito Mochida, hanno pubblicato una serie di articoli che criticavano duramente questo sistema antimissile ritenuto insufficiente e addirittura inutile. Secondo questi esperti l'Aegis Ashore è stato pensato soltanto per fronteggiare la minaccia nordcoreana, e posizionato in località che favoriscono l'intercettazione di missili provenienti dalla Corea del Nord, mentre è ignorato il pericolo di un attacco dalla Cina. Inoltre il numero di missili impiegati, un massimo di 24 per ogni sito, sarebbero insufficienti a fronteggiare un attacco diretto con l'uso massiccio di missili per saturare le difese. In tal caso, Kazuhito Mochida suggerisce l'impiego di altre armi che, in realtà, il Giappone sta già dispiegando, anche se si sta cercando di mantenerne la segretezza. In particolare, ci riferiamo alle armi a interferenza di onde radio, indicate genericamente come Electronic Warfare (EW), in giapponese Denshin, e alle armi elettromagnetiche, conosciute come High Power Microwave (HPM), in giapponese Maikuropa. Queste armi, note da tempo, ma avvolte da un'estrema segretezza, sono in grado di disturbare gli apparati elettronici dei missili, arrivando anche a distruggerli, e ciò provocherebbe la loro caduta prima che possano raggiungere il bersaglio. Questa tipologia di armi sono le uniche capaci di garantire l'abbattimento contemporaneo di tutti i missili, anche in caso di un attacco missilistico massiccio per la saturazione delle difese. Si è detto che queste armi sono in fase di schieramento, e infatti il giornale Nihon Keizai Shimbun ha riportato la notizia della creazione di una nuova unità della JGSDF (Japan Ground Self-Defense Force) per la guerra elettronica. Questa unità avrà sede presso la base militare di Kengoku, nella città di Kumamoto sull'isola di Kyushu, nel sud del Giappone, e sarà responsabile delle operazioni anche nelle isole remote delle Nansei Shoto, comprese le isole contese come le Senkaku. Entrerà in servizio nella primavera del 2021, inizialmente con un personale di 80 uomini che aumenteranno gradualmente in futuro. Sempre secondo l'autorevole quotidiano giapponese, l'unità per la guerra elettronica sarà in grado di neutralizzare le attività del nemico con l'uso delle onde elettromagnetiche, e potrà impedire le comunicazioni, oscurare i radar e bloccare il funzionamento delle apparecchiature elettroniche. Questa unità è la seconda specializzata in guerra elettronica, e in particolare nel settore delle onde elettromagnetiche, e si aggiunge a quella già presente in Hokkaido. Però i programmi del Ministero della Difesa sono molto più ambiziosi, prevedendo che siano costituite addirittura 6 unità per la guerra elettronica su tutto il territorio nazionale, entro il 2021. Fra le zone interessate c'è anche il campo di Asahi, che si trova a Saitama, al confine con la prefettura di Tokyo, e l'isola di Okinawa. L'esperto militare Kazuhito Mochida afferma, in base alla sua esperienza e al possesso di informazioni riservate, che il Giappone detenga attualmente le tecnologie più avanzate nel settore delle armi a onde elettromagnetiche, e ciò non dovrebbe sorprendere considerando il livello raggiunto dal paese nell'industria elettronica. Questo quadro cambia completamente la prospettiva dei fatti che conoscevamo, e fornisce una spiegazione del motivo per il quale il Giappone ha rinunciato al sistema antimissile Aegis Ashore, considerato da molti una protezione indispensabile, ma ritenuto viceversa inutile da alcuni esperti giapponesi. Se è vero, come afferma Mochida, che le tecnologie giapponesi nel settore della armi elettromagnetiche sono tanto avanzate, allora la questione assume un aspetto completamente diverso. 


Il miglioramento del missile Chu-SAM

Ormai è chiaro che i giapponesi stanno potenziando lo scudo antimissile ricorrendo a tecnologie di propria concezione, e anche se l'argomento è ancora avvolto da una estrema segretezza, molto sta trapelando. Inoltre non sarà possibile nascondere a lungo questi armamenti perché, prima o poi, qualcosa si riesce sempre a sapere grazie alle indiscrezioni di tecnici e personale. Questo è il caso del missile antiaereo Mitsubishi Type 03 Chu-SAM, che ha subito un notevole miglioramento e salto di qualità grazie alla nuova versione chiamata Type 03 Chu-SAM Kai (la parola Kai significa modificato). Per molti anni non sono stati disponibili dati precisi sulla nuova versione, ed è stata mantenuta una segretezza impenetrabile. Addirittura si è cercato di sminuire questo missile descrivendolo come un semplice sistema antiaereo necessario per sostituire i vecchi missili MIM-23 Hawk. In realtà il Type 03 appartiene a una diversa categorie di missili, e ha capacità di intercettazione che lo avvicinano piuttosto al nuovo Raytheon RIM-174 ERAM (Extended Range Active Missile), meglio noto come Standard SM-6. Infatti, il Type 03 Chu-SAM ha capacità superlative di intercettazioni dei missili cruise, sia a velocità supersoniche sia a quote bassissime, e grazie alla nuova versione Kai ha praticamente raddoppiato la gittata raggiungendo oltre 100 km. Con queste prestazioni non è difficile capire come il Type 03Chu-SAM  possa essere impiegato perfettamente per contrastare i missili balistici a medio e corto raggio, e costituisca un'arma nettamente superiore ai missili Patriot. Sappiamo con certezza che il Chu-SAM è in grado di abbattere i missili balistici perché il Ministero della Difesa ha ufficialmente chiesto al Mitsubishi Research Institute un rapporto su una simulazione di abbattimento di questo tipo di missili, in modo da avere dati più precisi su questa capacità. Queste informazioni sono state anche al centro di un caso di spionaggio da parte di un agente segreto nordcoreano. Ma tracciamo innanzitutto una breve storia dello sviluppo di questo straordinario missile. Le ricerche e gli studi che portarono alla realizzazione del Chu-SAM iniziarono nel 1983, su sollecitazione dell'allora Agenzia della Difesa (Boeicho), nascendo dall'esigenza di sostituire i vecchi missili MIM-23 Hawk con un'arma migliore e più prestante. Nel 1995 si giunse alla conclusione che fosse fattibile la produzione nazionale di un missile superficie-aria rispondente alle caratteristiche richieste, e nel 1996 ne fu avviata la costruzione e lo sviluppo. Nel 2003 il missile Type 03 (il numero corrisponde all'anno dell'entrata in servizio) divenne ufficialmente operativo, ottenendo anche il nome di Chu-SAM, ovvero missile superficie-aria a medio raggio (Chu significa medio). Nel 2010 iniziò lo sviluppo della versione migliorata chiamata Chu-SAM Kai che iniziò i test di valutazione nel 2014. La piena operatività fu raggiunta nel 2016, con l'entrata in servizio della prima batteria del Chu-SAM Kai programmata per l'anno successivo. 


Un incredibile salto di qualità

Il Chu-SAM è un missile a stadio singolo dotato di un razzo a propellente solido, ed è lanciato verticalmente da un canister montato su un autocarro Omosowa. Il missile pesa 570 kg (Chu-SAM) e 460 Kg (Chu-SAm Kai), ed è lungo circa 4,9 metri. Il diametro è 32 cm (Chu-SAM) e 28 cm (Chu-SAm Kai). La carica esplosiva ha un peso di circa 73 kg, e viene detonata da una spoletta di prossimità. La velocità massima raggiunge Mach 2,5, mentre il raggio d'azione è per il Chu-SAM superiore ai 50 km, con un'altitudine massima di 10 km, mentre il Chu-SAm Kai raggiunge addirittura 100 km di gittata. La struttura è apparentemente semplice con piccoli  impennaggi cruciformi posti sul retro, e nel Chu-SAM Kai con alette strake sui fianchi. Ma il missile ha il vantaggio di utilizzare un ugello orientabile con spinta vettoriale (thrust vectoring noozle) che permette al missile una grande manovrabilità. Questa eccellente maneggevolezza unita alla buona autonomia lo rendono un'arma assolutamente temibile, con caratteristiche che lo pongono al vertice della categoria. Fra le peculiarità migliori del Chu-SAM spicca il sistema di guida, e in particolare il sofisticato network per l'acquisizione dei bersagli. Il missile viene guidato dal radar dell'unità a terra nella prima fase di volo (mid-course), oppure può usare i dati ricevuti da altri canali, e successivamente quando è in prossimità del bersaglio utilizza il proprio radar. In proposito, il nuovo seeker montato sul Chu-SAM Kai  è un radar AESA (Active Electronically Scanned Array) dalle elevate capacità. L'intercettazione avviene garantendo le massime prestazioni, e infatti il sistema può seguire tracciando simultaneamente 100 bersagli, e colpirne 12 contemporaneamente. Queste caratteristiche sono esaltate dalla versione evoluta Chu-SAM Kai, che oltre ad aver migliorato il seeker con un radar AESA, ha valorizzato e potenziato i data link e i collegamenti network. Infatti, il missile può utilizzare un data link che permette la comunicazione con gli aerei radar Boeing E-767 AWACS, Grumman E-2C/D Hawkeye, e i cacciatorpediniere dotati di sistema Aegis, così in grado di guidare l'arma direttamente sul bersaglio. 

Durante l'estate del 2015 furono sperimentati una decina di missili Chu-SAM Kai nel poligono americano di White Sand nel New Mexico, cogliendo risultati eccezionali. Furono abbattuti diversi bersagli, compreso il drone GQM-163A Coyote usato per simulare un missile cruise supersonico dalle elevate prestazioni. Il test fu talmente positivo da impressionare anche i militari statunitensi che parteciparono all'esercitazione. Infatti il Chu-SAM Kai riuscì ad abbattere con facilità tutti i bersagli ottenendo una kill ratio del 100%, davvero impressionante se si considera la tipologia di mezzi che l'hanno impegnato. In questo caso è sufficiente ricordare che l'ottimo drone bersaglio GQM-163A Coyote è in grado di volare a una velocità di Mach 4 a un'altitudine di 15.000 metri oppure a Mach 2,6 al livello del mare. 

Il Chu-SAM Kai utilizza sensori perfezionati collegati a un network all'avanguardia che insieme ad altri miglioramenti permettono di incrementare il raggio d'azione e la capacità di intercettazione. L'unità radar a terra è dotata di un radar a scansione elettronica molto potente basato sulla tecnologia dei semiconduttori al nitruro di gallio, e ciò contribuisce ad ampliare l'area controllata. Inoltre è stata perfezionata la suite di ECCM (Electronic Counter Counter Measure), e in questo modo si rende l'intercettazione più precisa e sicura.  



Il terzo miglioramento del Chu-SAM

Con il pretesto di dover fornire una risposta valida al nuovo missile coreano KN-23, nel 2020 è stata avviata una terza modifica del missile Chu-SAM per incrementare le sue capacità di intercettazioni di missili che volano con orbite irregolari come e il russo 9K720 Iskander (SS-26 Stone nel codice NATO), e appunto il nuovo KN-23. In realtà questi missili non hanno la gittata sufficiente per raggiungere il Giappone partendo dalla Corea del Nord, e ciò fa capire che l'obiettivo è un altro. Infatti, il misile che si vuole abbattere è in realtà il cinese DF-17, che pur essendo un missile ipersonico, essendo un HGV (Hypersonic Glide Vehicle) ha una traiettoria planante, e perciò nel parte finale del volo raggiunge una velocità intorno a Mach 4, ed è quindi più facilmente intercettabile. Secondo alcuni rapporti, alcuni missili come lo SM-6 e il Chu-SAM sono in grado di abbattere perfino il temibile DF-17. Come se non bastasse, una versione navalizzata del Chu-SAM Kai, chiamata A-SAM, sarà adottata dalle nuove fregata 30FFM. Le modifiche principali riguarderanno il radome e l'aggiunta di un booster. Conoscendo le vere capacità del Chu-SAM Kai, si capisce che le fregate 30FFM potranno così svolgere anche un importante ruolo antimissile, e affiancare i caccaiatorpediniere Aegis nella funzione di scudo antimissile. 

Con tutte queste informazioni risulta chiarissimo l'atteggiamento assunto nei confronti dell'Aegis Ashore, che molti esperti militari giapponesi hanno drasticamente liquidato definendolo inutile, forse esagerando. Il potenziamento dello scudo antimissile giapponese sta avvenendo con modalità inusuali, con una totale mancanza di trasparenza, e una segretezza estrema che impedisce un comprensione limpida di quanto stia avvenendo in Giappone. Il Ministero della Difesa giapponese sembra impegnato in una straordinaria operazione di occultamento delle reali capacità delle Forze di Autodifesa. In tal senso, dobbiamo aspettarci che questo atteggiamento continui anche in futuro, e armarci di molto pazienza per districarci fra le scarse e confuse informazioni fornite. 


Le ambizioni indicibili

A questo punto, dopo un quadro completo dei programmi di riarmo del Giappone, nasce sponteanea una domanda. Gli analisti occidentali conoscono davvero le reali capacità militari del Giappone? La risposta è ovviamente negativa. Allora, per quale motivo viene così ignorata? Ci sono alcune risposte immediate che possono essere fornite. In Occidente i media sono travolti da una propaganda martellante sulle crescenti capacità militari della Cina, spesso in maniera del tutto acritica, che oscura qualsiasi altro aspetto, e fornisce un quadro assolutamente falso su ciò che sta accadendo in Asia. Un secondo motivo è l'estrema segretezza che avvolge i progetti militari giapponese. E infine, c'è un terzo motivo, costituito dalla barriera linguistica e culturale che non permette un diretto accesso alle informazioni. 

Una notizia che dovrebbe interessarci in proposito, è il documento inoltrato il 30 settembre 2020 dal Ministero della Difesa giapponese, con una richiesta di 5.480 miliardi di yen (circa 52 miliardi di dollari), e un aumento della spesa di circa 8% rispetto all'anno precedente. Il budget dovrà essere approvato dal governo del premier Yoshihide Suga, e dalla Dieta (il Parlamento giapponese). Un ruolo importante verrà perciò svolto dal Ministro delle Finanze, che è proprio Taro Aso, il politico che abbiamo visto precedentemente e noto per l'atteggiamento drastico sul concetto di "attacco alla base nemica". Si può pensare che un governo e un Parlamento controllato da questi politici possa opporsi all'aumento della spesa militare e al finanziamento di nuovi programmi? Assolutamente no. Secondo l'esperto militare Tetsuo Maeda, il Mid-Term Defense Program (2019-2023), approvato il 18 dicembre 2018, preve uno straordinario rafforzamento delle Forze di Autodifesa. Tetsuo Maeda arriva addirittura ad affermare che il Giappone ormai dovrebbe essere definito una "superpotenza militare" in base alle spese e ai programmi che sta sviluppando. Sicuramente sono enormi le ambizioni del Giappone, che sta stringendo numerose alleanze e collaborazioni con in paesi asiatici spaventati dall'aggressività cinese, divenendo così il perno di una coalizione per il contenimento della Repubblica Popolare Cinese. Questo atteggiamento può essere descritto come un pericoloso "gioco d'azzardo", ma l'intero Giappone sembra essere dominato da una "frenesia del gioco" (in giapponese kakegurui), e l'opinione pubblica chiede un continuo e costante rafforzamento della Difesa. Lo scrittore Yukio Mishima diceva che non ha senso scommettere con parsimonia. Questa è l'essenza del kakegurui. Ma per capire profondamente i giapponesi è sufficiente citare un loro proverbio: "se hai mangiato il veleno, tanto vale finire il piatto" (Doku wo kurawaba sara made). Ovvero la tendenza ad andare fino in fondo dopo aver preso una scelta, anche drammatica.. In conclusione, cercare di intimidire la nazione giapponese con la minaccia di una guerra, come ripetutamente avviene da parte cinese e nordcoreana, non può produrre altro che una veemente reazione. Anche in questo caso però ci viene in soccorso un altro proverbio: "non c'è medicina per gli stupidi" (Baka ni tsukeru kusuri wa nai).